venerdì 11 marzo 2011

Il meraviglioso mondo floreale...

"Osservare il mondo vegetale è semplicemente straordinario! 
Attraverso questa ricerca ho avuto modo di soffermarmi ad ammirarne le sue incredibili varietà di colori, forme e bellezze.
Tutto sembrava così scontato e semplice e invece da un'attenta osservazione di questo quarto Regno della Natura ho avuto modo di conoscere e apprezzare il perfetto equilibrio di ogni singolo elemento rispetto all'ambiente circostante."  Maria Paola.
(Classe II, scuola sec. I grado, a.s.2010/2011)

martedì 20 ottobre 2009

Conoscenza... e prodigio.



«Conoscere non è un atto solo materiale, perché il conosciuto nasconde sempre qualcosa che va al di là del dato empirico.
Ogni nostra conoscenza, anche la più semplice, è sempre un piccolo prodigio, perché non si spiega mai completamente con gli strumenti materiali che adoperiamo.
In ogni verità c'è più di quanto noi stessi ci saremmo aspettati.
Nell'amore che riceviamo c'è sempre qualcosa che ci sorprende.
In ogni conoscenza ed in ogni atto d'amore l'anima dell'uomo sperimenta un "di più" che assomiglia molto a un dono ricevuto, ad un'altezza a cui ci sentiamo elevati»

Benedetto XVI, Caritas in veritate

lunedì 28 settembre 2009

Il senso del mistero



"La più bella e profonda emozione che possiamo provare è il senso del mistero. Sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza. L'uomo per il quale non è più familiare il senso del mistero, che ha perso la facoltà di meravigliarsi davanti alla creazione, è come un uomo morto, o almeno cieco."
(A. Einstein)

sabato 22 agosto 2009

Conoscenza, mistero, stupore!

Ad una maggiore conoscenza si accompagna un più insondabile e meraviglioso mistero, che spinge a penetare ancora più in profondità. Mai preoccupati che la risposta ci possa deludere, con piacere e fiducia solleviamo ogni nuova pietra per trovare stranezze inimmaginabili. Certamente una grande avventura!"
(R. Feynman)


giovedì 18 settembre 2008

Il cane, i colori.



L'immagine a sinistra è quello che vede un cane: vede nel blu e nel giallo.

Quindi, una figura come questa (un signore con una camicia rossa) il cane la vede così.
La macchina che è un po' rosina, il cane la vede gialla.
I cani sono dicromatici, mentre noi siamo tricromatici.

venerdì 8 agosto 2008

Arcobaleno 3



Ma perché i raggi solari deviati dalle gocce d’acqua vanno a formare col raggio incidente proprio un angolo di 41,83°? Poiché le gocce sono sferiche, ed i raggi solari incidono sulla intera loro superficie, che è ricurva, i raggi dovrebbero venir deviati anche in altre direzioni; anzi, in tutte le direzioni all’interno di un certo cono. Così infatti avviene, ma l’occhio percepisce solo i raggi con quel certo angolo.
Ma perché tutti gli altri, formanti con la direzione del sole un angolo δ diverso da 41,83°, non vengono percepiti?
La ragione è questa: i fascetti di raggi solari che vengono deviati formando un angolo δ di 41,83° emergono dalla goccia ancora come fascetti paralleli, e sono detti “raggi di Cartesio”; l’energia del fascio non viene “sparpagliata”ed il nostro occhio percepisce in quella direzione una maggiore brillanza, cioè un punto dell’arcobaleno. Tutti gli altri fascetti emergono con un diverso angolo, ma non sono paralleli: o sono divergenti o sono convergenti e la loro energia viene rapidamente “sparpagliata” divenendo troppo debole per essere percepita. Nelle altre direzioni, cioè, la luce rinviata dalle gocce e capace di entrare nella pupilla dell’ osservatore è troppo scarsa. Il fatto che l’arcobaleno presenti l’orlo esterno rosso e l’interno viola è dovuto al fatto che per il colore rosso l’angolo δ è maggiore e quindi “l’arcobaleno rosso” appare più ampio degli altri; il contrario per l’altro estremo dello ”spettro”, quello che ci dà la sensazione di viola, che produce una deviazione δ minore e mostra un arcobaleno più piccolo, all’interno di quelli degli altri colori.

Arcobaleno 2



L’arcobaleno ha la forma di un arco di circonferenza e il centro della circonferenza si trova su una retta che congiunge il sole con l’occhio dell’osservatore. L’arcobaleno si trova sempre dalla parte opposta al sole rispetto all’osservatore.

Per spiegare questo, bisogna considerare i raggi solari come SG o S’O; nella figura, G rappresenta una generica goccia d’acqua disegnata non in scala con il resto della scena; la retta SG è disegnata parallela alla retta S’O e si suppone che, data la grande distanza, il sole possa giacere sia sulla retta SG che sulla S’O , poiché “due parallele si incontrano all’infinito”: quindi il sole è rappresentabile sia col punto S che col punto S’. Quando i raggi solari, tutti sensibilmente paralleli ad SG, incontrano le innumerevoli gocce della nube, bisogna ammettere che, attraversando le gocce, di forma all’incirca sferica, essi subiscano qualche riflessione interna ed emergano dalle gocce formando un angolo acuto δ col raggio “incidente” SG; poiché questo angolo è acuto, i raggi tornano verso l’osservatore e la goccia responsabile di questa deviazione si trova, rispetto all’osservatore, dalla parte opposta al sole. In altre parole, se l’osservatore guarda dalla parte opposta al sole, vedrà una gran quantità di gocce che rinviano verso di lui i raggi solari i quali poi formano tutti un angolo δ col raggio in arrivo o “incidente” (SG). Poiché però le gocce sono innumerevoli, in tutte le direzioni (come OG) che formano un angolo pari a δ colla direzione del sole (SG), si deve vedere una brillanza particolare, dovuta a tutti i raggi deviati come OG. Ecco perché l’arcobaleno ha la forma di un cerchio: tutti i raggi come OG formano colla direzione del sole (S’OS”) lo stesso angolo δ e pertanto giacciono sulla superficie di un cono che ha per asse la retta S’O S” e per apertura δ: poiché la sezione retta di un cono è un cerchio, anche l’arcobaleno è circolare (A - A’ - A” in figura) ed il centro di questo cerchio (S”) deve giacere sull’asse del cono, cioè sulla retta S’OS” , come si è detto sopra, e quindi sotto l’orizzonte.
L’angolo di deviazione δ è pari a circa 41,83°.

Possiamo concludere che l’arcobaleno si osserva in una direzione che forma sempre, rispetto alla direzione del sole (S’OS”), un angolo di 41, 83°. Se l’osservatore si trova in una regione pianeggiante ed il sole è distante dall’orizzonte di un angolo α, minore di 41,83 , l’osservatore
vedrà l’arcobaleno come un arco di ampiezza inferiore a 180°: potrebbe raggiungere questo valore soltanto se il sole si trovasse esattamente all’orizzonte. Via via che il sole si alza, l’arcobaleno si abbassa e la porzione visibile di esso diminuisce di ampiezza; quando il sole si trova a 41,83° dall’orizzonte (o più di 41,83°), l’arcobaleno diviene invisibile.
Qualche eccezione a questa regola è comunque possibile.